Maschera Varesina PIN GIROMETTA - FolkBosino


di Varese
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VARESE, Tradizioni e Feste
La maschera Varesina Il pin girometta

Negli anni del dopoguerra a Varese, il Re Bosino era caduto nel dimenticatoio, e la città aveva bisogno di un rilancio positivo d’immagine. Ci pensò l’associazione culturale della Famiglia Bosina che nel 1956 indettò un concorso in cui si chiedeva agli artisti locali di ideare un personaggio che potesse essere pari alle altre maschere provinciali e regionali. Arrivarono dieci bozzetti tra cui spiccò il Pin Girometta che aveva per padre il Prof. Giuseppe Talamoni.

In merito a Talamoni ed alla creazione della maschera Bosina, scrive Vittorio Carinella “Egli ricercò quel tipo nelle più antiche cronache locali, quelle che rievocano i tempo passati e le abitudini della gente di quei tempi. Ha trovato il suo tipo nella storia e nelle favole che una volta gli anziani si scambiavano nei giorni di festa, attorno ai tavoli delle osterie dei piccoli paesi, rievocando persone e figure degli anni lontani.”
È proprio con un’idea che nasceva dall’indagine nelle cronache locali e dai riscontri nella tradizione orale che scoprì era esistito nel Settecento un merciaio stravagante che girava per i cortili delle cascine e veniva chiamato come intrattenitore nelle feste di paese. Secondo la ricostruzione fantasiosa di Talamoni, ammantata di leggenda popolare, questo personaggio – Pin da Giuseppe, come Talamoni del resto – era originario della Valbossa; in maggio, all’epoca delle processioni, saliva al Sacro Monte per vendere un amuleto chiamato Girometta che, dopo la benedizione, veniva messo sul camino per propiziarsi la prosperità del focolare.
Due furono le figure che ispirarono Talamoni. Il primo fu il suo carissimo amico Enrico Vanetti, il responsabile dell’officina del Calzaturificio di Varese, grandissimo sportivo e attore della Filodrammatica: diede al Pin le sue sembianze di uomo magro e atletico e anche l’onore di impersonarlo per primo nel Carnevale Bosino. Il secondo è l’archetipo del pellegrino delle nostre terre, il romeo per definizione: Sant’Imerio, il cui sarcofago era stato riscoperto da poco e a cui dal 1927 era stata dedicata la piccola chiesa altomedievale di Bosto. L’iconografia del Tatti parla chiaro: basta un semplice confronto per comprendere che gli studi di quel genio del Talamoni erano molto più profondi di quanto si sospetti, e che la nostra città, nella sua visione mitica e anche un po’ profetica – si dice che sapesse leggere la mano con grande abilità – ha sempre avuto bisogno di camminatori per sopravvivere.

Le vesti del Pin Giometta, sono state ispirate a Talamoni da una meravigliosa musa: Varese; tipiche calze righe bianche e rosse, pantaloni blu, per richiamare i tanti laghi della provincia, la casacca verde per ricordare i famosi giardini della città, un mantello marrone, simbolo delle montagne che si affacciano sulla valle, un cappello ampio, per proteggersi dal sole che spende sempre gioioso su Varese. Sempre con li un accessorio indispensabile, il porta fortuna Varesino, la Girometta.
Attuale Pin Girometta in carica, il varesino Loris Baraldi.
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